Storia

 La fondazione del monastero “Santa Chiara” in Anagni, risale al migliore periodo della sua storia. Conosciuta anche come “Città dei Papi”, ha dato i natali a quattro illustri pontefici: Innocenzo III, Gregorio IX, Alessandro IV e Bonifacio VIII.

E, riguardo la presenza francescana nel territorio si mantiene una salda tradizione che san Francesco stesso abbia visitato Anagni, passando per la via Francigena diretto a sud. Inoltre si tramanda che anche i frati si stabilirono in questa città, nella regione di Piscina, già prima del 1244, morte del santo serafico padre.

A fondare il monastero potrebbero essere state proprio alcune compagne che avevano conosciuto direttamente Chiara di Assisi. In quel periodo esistevano già settanta monasteri nell’Italia centrale fondati dalle Sorelle che provenivano da Assisi.

La vita delle Sorelle, si svolgeva, nei primi periodi, sulla collina di S. Pietro in Vineis, dal panorama incantevole, un silenzio profondo accompagna la loro esistenza.

      Nel Cinquecento il monastero in S. Pietro in vineis, veniva dato ai frati minori.  Il Comune allora, nel 1561, tenne un consiglio pubblico per la sistemazione delle monache. Le Clarisse furono spostate da san Pietro fuori le mura entro la città e collocate presso la chiesa di san Pancrazio.

Il cardinale consegnò una copia della Regola di Urbano IV che doveva essere letta in coro due volte l’anno.

La vita delle nostre Sorelle nonostante le traversie nei secoli,  fu molto fervente e anche il numero delle religiose cresceva.

La vita interna delle Sorelle nella nuova sede era molto regolare, scandita dal suono della campana, la quale indicava la levata mattutina, le pratiche di pietà, il lavoro individuale, i pasti e le ricreazioni.  Le nostre Sorelle svolgevano mansioni per mandare avanti la comunità come avviene nei nostri giorni. Il lavoro riguardava il forno, la cucina, laboratorio, magazzini di grano e olio, lavanderia, stireria e pulizia del monastero. Tuttavia il monastero era autosufficiente, cioè a produrre in casa tutto il necessario per il vitto delle Sorelle. Queste avevano spazi sufficienti alla loro vita di preghiera e di vita fraterna: dopo pranzo, si recavano nella stanza di lavoro e qui per lo spazio di mezz’ora di orologio a polvere, facevano ricreazione.

Nel 1724 il Vescovo Bassi invitò le Clarisse alla pia pratica delle Quarant’Ore, in riparazione ai peccati commessi durante il carnevale, con l’Adorazione perpetua del Santissimo Sacramento.

Nel 1730 si ricorda come l’abbadessa del monastero di s. Margherita di Roma, Florida Geltrude Samperi, fu chiamata per insegnare il canto gregoriano, tradizione ancora in vigore oggigiorno.

Nel 1754 Papa Benedetto XIV diede il permesso di aprire una farmacia che durò fino al 1870.

Il 6 giugno 1754 Mons. Monti consacrava la nuova chiesa dedicata alla Madre Santa Chiara.

La chiesa presenta una facciata neoclassica, e interni barocchi. A pianta centrale di forma ellittica, dispone di sei altari, tre per lato. L’altare maggiore è in fondo.

I lavori furono eseguiti dai muratori di Tedeschini e Palazzi. Lo stuccatore fu Francesco Tonelli di Roma.

La chiesa conserva tre importanti tele dell’epoca: la pala d’altare che riporta l’immagine della Vergine Immacolata con santa Chiara e con san Francesco, alla presenza degli angeli; un dipinto che raffigura sant’Antonio di Padova e san Luigi Gonzaga e infine un quadro della Sacra Famiglia.

Come accennato, sempre in questo periodo, vennero anche costruiti i parlatori e le foresterie, il cui architetto fu Carlo Sala, e l’abbadessa committente Madre Anna Vittoria Pecci di Carpineto Romano.

È da ricordare in questo periodo la presenza di Madre Serafica Colacicchi, mistica anagnina del monastero, a cui è dedicato un testo a cura di Felice Accrocca, edito nel 1998.

La Colacicchi nacque nel 1743. Nel noviziato e per anni fu preda di orribili tentazioni, e perché il suo spirito non rimanesse oppresso, Dio le mandava qualche visione o locuzione interiore, con cui ritemprava le forze.

In visione la Madre santa Chiara, nel 1797, le disse che per vincere queste tentazioni avrebbe dovuto essere umile e obbediente. Le rivelò, inoltre, che il monastero di Anagni era sotto la sua protezione.

Nel 1798 vide il Sacratissimo Cuore di Gesù e gli si offrì in olocausto. Seguirono altre visioni. Caritatevole, umile e prudente, la Madre Serafica ha contribuito a lasciare una testimonianza forte d’amore nella storia del Monastero.

L’Ottocento iniziò con l’invasione dello Stato Pontificio ad opera dei francesi.

L’abbadessa era proprio la Colacicchi, che morì nel 1819.

I grandi sconvolgimenti dell’Italia e dell’Europa, con i moti rivoluzionari del ’20 e del ’21, e poi del ’48, si ripercossero sulla vita del monastero.

Le monache scesero di numero a diciotto. Le truppe napoleoniche derubarono lo stabile e le monache iniziarono a usufruire di aiuti economici statali. E quando nel 1849 Garibaldi arrivò ad Anagni le monache dovettero pagare tributi per mantenere le truppe. Per questo motivo si dovettero vendere numerosi beni immobili durante l’Ottocento.

Dopo il periodo napoleonico iniziò il declino delle vocazioni, così vennero accettate anche giovani con poca dote. E, dopo il 1870, si assistette al declino economico, iniziato già nel 1799 con l’occupazione francese.

Una nuova soppressione fu applicata al monastero.

Il Novecento fu il teatro di due Grandi Guerre Mondiali.

Tra le due Guerre, quindi tra il 1915 e il 1945, il monastero fu roccaforte di speranza e di preghiera.

Nella Seconda Guerra Mondiale, come tanti edifici religiosi italiani, anche il monastero delle Clarisse di Anagni ha ospitato alcuni ebrei perseguitati per nasconderli dalle barbarie dei regimi intolleranti e totalitari.

Ospitò inoltre militari sbandati e alcuni giovani che fuggivano dalle razzie.

Il bombardamento della città di Anagni del 19 marzo 1944 fu ricordato come una strage. Il Vescovo Attilio Adinolfi trovò rifugio nel monastero fino all’arrivo degli Alleati.

Nel 1947, subito dopo la Guerra, il monastero riprese a professare la Regola di Santa Chiara. Innanzitutto si cambiò l’abito da nero a marrone. Il cingolo fu bianco.

Il monastero, nei secoli, aveva curato l’educandato delle giovani e la preparazione delle fanciulle alla Prima Comunione, apostolato sospeso nel 1944.

Con il boom economico degli anni Sessanta, la rivoluzione sociale e culturale con la perdita di molti valori cristiani, il monastero di Anagni vide nel Novecento un progressivo invecchiamento della Comunità. Dopo trent’anni di vuoto vocazionale, nel 1993, Madre Cherubina accolse Mirella Graziani, infermiera trentottenne di Alatri. Trovava una Comunità di diciotto anziane monache, in maggioranza pugliesi, terra di fiorenti vocazioni.

Inoltre un vecchio pollaio è stato ristrutturato in un graziosissimo eremo con giardino pieno di fiori e piante, cappellina per l’adorazione e cellette per la preghiera.

Le Sorelle erano molto unite tra loro specialmente nei momenti di difficoltà. Questa caratteristica è stata presa in seria considerazione da suor Cristiana, che ha saputo accogliere la tradizione del carisma francescano della fraternità e della gioia.

Nel 2001 diventò Madre Cristiana Graziani e iniziò quel cammino nell’ufficio di Abbadessa che vide un progressivo e costante impegno per la continuazione della vita del monastero.

La fedeltà fu premiata.

Nel 2004 si avvicinò una donna di Anagni intenzionata ad entrare in clausura. La Madre guidò l’aspirante dapprima dall’esterno, mostrando la loro forma di vita, la Regola clariana con grande dolcezza e umanità.

  Il Monastero ebbe quindi la prima nuova postulante, oggi Vicaria, suor Benedetta. Essendo di Anagni arrivò in Monastero direttamente a piedi con la valigetta accompagnata dal parroco e da un’amica.

Madre Cristiana aprì il Monastero all’esperienza claustrale, ovvero ad un periodo di tempo in cui le aspiranti potevano entrare in clausura, previa preparazione adeguata.

Accompagnava infatti le ragazze già dall’esterno.

E fu in questo contesto che si inserì la conoscenza con le Clarisse del Centro America.

Queste avevano richiesto un aiuto economico alle Clarisse italiane. Madre Cristiana aveva risposto all’appello e aveva inviato dei fondi in America.

Era il 2008 e Dora Subillaga, l’attuale Madre Maria Chiara Fedele, attraversò l’oceano. Suor Fedele è stata il “braccio destro” della Madre fino alla fine.

Due anni dopo, nel 2010 arrivò la sorella di sangue di Dora, Elisabetta, attuale suor Paola. Fu una grande festa. Nel 2011 arrivarono Karen e Jamileth dal Nicaragua, adesso rispettivamente suor Ester, Discreta del monastero e suor Luce.

A novembre del 2017 è stata accolta suor Maddalena dal monastero di Latina. Nel gennaio 2018 sono arrivate anche suor Giuseppina e suor Francesca dallo stesso monastero in via di chiusura e precedentemente affiliato al monastero di Anagni.

Nel febbraio del 2018 è arrivata Josseling dal Nicaragua, l’attuale Sorella più giovane del Monastero. È l’attuale suor Giuseppina, novizia, presto Professa Temporanea. Nel settembre 2018 è arrivata Zeneida dal Nicaragua, ora novizia suor Noemi, che ha conosciuto il Monastero tramite il consiglio della madre di suor Ester, animatrice vocazionale. Nell’ottobre del 2018 arrivò dal Nicaragua Orbelinda che è diventata suor Cecilia. Nell’aprile del 2019 dal Nicaragua arrivò Tamara, l’attuale suor Beatrice.

Nel febbraio del 2020 è arrivata dal El Salvador, Maria Isabella, adesso novizia suor Maria Chiara Cristiana, in memoria di Madre Cristiana.

Sempre nel 2020, quando Madre Cristiana stava spegnendosi lentamente per un tumore aggressivo, sono arrivate la professa temporanea suor Vittoria e le anziane monache suor Cecilia, suor Anna e suor Luisa dal vicino Monastero di Ferentino, in via di chiusura.

Il 5 giugno 2020 Madre Cristiana ci ha lasciato una florida Comunità.

Con questa Comunità Madre Cristiana nel 2017 ha dato vita al Terz’Ordine Francescano di cui lei è diventata l’assistente spirituale. Si riunivano una volta al mese nella sala gruppi del monastero e lei ha guidato alcuni di loro verso la professione nell’Ordine.

Sono inoltre continuati i lavori di manutenzione e di abbellimento del monastero. In particolare Madre Cristiana ha fatto allestire in giardino gli spazi con le statue di Gesù nell’orto degli Ulivi, della Madonna Immacolata e di san Francesco.

La chiesa barocca è stata rimodellata con pitture e stucchi dorati dal pittore di Veroli, Antonio Fontana.

Ma l’impresa maggiore che ha realizzato con le sue figliole è stata la dignità del lavoro: si è ripresa in modo eccezionale la manifattura di dolci tanto che da Pasqua 2022 siamo presenti ogni mercoledì al mercato di Anagni.

Amaretti, giglietti, ciambelline al vino, crostate, torte di compleanno e quant’altro viene tutt’ora realizzato dalle monache.



Le Vostre Sorelle Clarisse di Anagni

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